Si ricomincia!

Settembre!
Per molti di noi questo mese ha un sapore di ripartenza, un odore un po’ nostalgico di matite temperate, quaderni nuovi e sveglia presto, insieme all’elettrizzante senso di attesa di rivedere finalmente i compagni di scuola e allo stesso tempo quella lieve fitta di ansia all’idea di varcare il cancello della scuola, amato e temuto come il pizzicorino di panico all’idea della prima interrogazione di una qualsiasi materia beatamente dimenticata durante i mesi estivi.

Non importa che tu sia un pianista, un ingegnere, un fagottista o un meccanico: tutti noi ci siamo passati e, volenti o nolenti, un po’ per tutti settembre ha quel sapore lì.

Quest’anno, come mai prima d’ora, la ripartenza ha una doppia valenza: si riaprono le scuole, i conservatori, i teatri (non tutti) non solo come consuetudine dopo la pausa estiva, ma dopo un periodo che definire anomalo è un eufemismo. Per mesi la normalità non è esistita più: la scuola, che da sempre cadenza col suo passo stanco e inevitabile la nostra scansione del tempo, all’improvviso è sparita. Sì, ok la DaD, le riunioni su Zoom, i compiti su Classroom, i professori imbarazzati a parlare di Socrate in cucina e gli studenti ancora più imbarazzati dalla presenza dei genitori nei paraggi della loro cameretta.

Sarà stata didattica, ma non era scuola.

Se tutto va bene, la maggior parte delle scuole riprenderà come se niente fosse; i conservatori si sono adeguati e incrociano le dita: perché la musica è stato il settore che ne ha fatto le spese più di tutti. C’è chi suonerà dietro muri di plexiglas. I pianisti vivranno con le mani immerse nell’amuchina, dovendo condividere gli strumenti con altri pianisti. I flautisti probabilmente inizieranno a creare delle community di flautisti, evitati dagli altri come appestati. Per non parlare dei cantanti, spargitori di virus che neanche gli untori della peste nei promessi sposi.

Sarà un anno strano, è inutile negarlo. Ma purché si possa ripartire, ricominciare a riempire di musica le nostre vite, siamo disposti ad adeguarci alle misure che ci verranno imposte, perché la cosa peggiore di questi mesi è stata l’assenza di contatto umano e artistico, la consapevolezza di “fare qualcosa di sbagliato” nel trovarsi a fare musica insieme. Però stavolta dovremo farci trovare pronti, se qualcosa andrà storto: non potremmo sopportare un altro anno senza orchestre, senza cori, senza bande.

Se sarà necessario, adotteremo tutte le misure di sicurezza per far sì che questo maledetto incubo scompaia: ma quando sarà il momento, faremo pressione tutti insieme, con chiarezza e decisione, perché le misure adottate non incatenino mai più la Musica.

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