Quali professioni ci sono nel teatro d’opera oltre alla primadonna e al direttore d’orchestra? Oggi parliamo della figura del maestro collaboratore, colui che con molta diplomazia, elasticità e abilità psicologica accompagna i cantanti.
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LE PROFESSIONI DELL’OPERA: Il maestro collaboratore
Con gli 88 tasti del suo pianoforte, il maestro collaboratore sostituisce un’intera orchestra d’opera. Il maestro collaboratore è come un personal trainer per il cantante: si occupa infatti dello sviluppo musicale di un nuovo ruolo. Si dedica anche alla corretta pronuncia del testo dell’opera, dal momento che in fin dei conti bisogna sempre riuscire a capire cosa si sta cantando. La Bayerische Staatsoper impiega sei maestri collaboratori. Uno di loro è Sophie Raynaud. La sua specialità: il repertorio francese. E insegnare a un cantante le vocali francesi può essere complicato.
LA PARTITURA IN TESTA
Il cantante Igor Tsarkov, ad esempio, è russo. Nella sua lingua madre, la “O” si pronuncia in fondo alla cavità orale. È un suono più chiuso rispetto al francese. Sophie Raynaud lavora con lui per l’interpretazione del ruolo di un commissario dei “Dialogues des Carmélites” di Francis Poulenc. Con attenzione arriva a posizionare la “O” nel posto giusto. “Quando è arrivato, tutte le vocali erano sbagliate”, dice Raynaud. “E poi ho iniziato a lavorare il testo riga per riga, con molta calma.” Al livello successivo, Sophie Raynaud inizia quindi a lavorare sulla partitura. Ha ben chiaro in testa quali strumenti sostituiranno poi la parte pianistica alle prove d’orchestra.
L’EMPATIA E’ FONDAMENTALE
Oltre alla competenza fonetica e musicale, i maestri collaboratori hanno bisogno anche di un certo tatto dal punto di vista psicologico. Dopo tutto, uno dei loro compiti più importanti è essere critici. Il maestro collaboratore Donald Wages, ad esempio, usa una grande dose di gentilezza se deve far notare le imperfezioni di intonazione del cantante. Perché nonostante il suo ruolo critico, Donald Wages non vuole vedersi solo come latore di cattive notizie. “Fondamentalmente in questa professione è necessario amare i cantanti – e lo facciamo anche noi”, dice. “Ho accompagnato 10 milioni di ore di canto. Amo il suono delle voci”.
Il proprio approccio musicale o l’interpretazione personale di solito non sono di competenza del maestro collaboratore. È più un appannaggio del direttore d’orchestra, a cui troppe idee del maestro collaboratore potrebbero disturbare.

PRONTO PER L’USO IN QUALSIASI MOMENTO
Le virtù dell’accompagnatore sono diplomazia, flessibilità, perfezione, talento per l’improvvisazione, precisione e sensibilità. Alla Bayerische Staatsoper i maestri collaboratori sono impiegati a tempo indeterminato e hanno un cosiddetto “normale contratto da solista” (Normalvertrag Solo, abbreviato in NV-Solo, n.d.t.), con un compenso che si basa sui contratti collettivi nazionali. La particolarità del contratto è che si può lavorare giorno e notte così come nel fine settimana, senza alcun supplemento particolare.
AUTORITÀ IN SECONDO PIANO
Il maestro collaboratore ha una formazione musicale da pianista, alcuni hanno anche conseguito un diploma in direzione d’orchestra o hanno studiato composizione. Le esigenze del repertorio musicale che deve padroneggiare sono molto elevate. In passato, un maestro collaboratore doveva persino saper leggere direttamente dalla partitura, mentre oggi sono disponibili per lo più riduzioni per pianoforte. Ma anche queste non si suonano certo da sole.
La sera della prima, il maestro collaboratore non esce alla ribalta. Segue lo spettacolo da dietro le quinte e gli tremano le ginocchia mentre il “suo” pupillo canta sul palco. Ma spesso non c’è motivo per farlo, perché nel migliore dei casi tutti i punti critici sono stati ben preparati. E il migliore dei casi di solito è anche il caso normale.
Articolo di Sylvia Schreiber e Thomas Schulz (traduzione di Margherita Colombo)